Tutto il mondo è un palcoscenico, Tutto il mondo è un palcoscenico, e tutti Gli uomini e le donne sono soltanto attori: Hanno le loro uscite e le loro Entrate, e un solo uomo recita, Nel tempo che gli è dato, molte parti, Poiché i suoi Atti sono le sette età. Prima l’infante che miagola e rigurgita tra le braccia della balia; poi lo scolaro Piagnucoloso, con la cartella e il viso Infreddolito del mattino, che come una lumaca Striscia malvolentieri verso la scuola; E poi l’innamorato che soffia come una fornace E compone ballate lamentose per le ciglia Della sua amata; e poi un soldato, Pieno di tremende imprecazioni, barbuto Come il leopardo, geloso del suo onore, Rapido e pronto alla rissa, che cerca I fumi della gloria persino nella bocca Del cannone; e poi il giudice dal rotondo Ventre farcito di buon cappone, Gli occhi severi, la barba dal taglio Di ordinanza, pieno di sagge massime E di scontati esempi: così recita La sua parte; scivola la sesta età Nel magro pantalone con ciabatte, occhiali Sul naso e borsa al fianco, le ben conservate Calze giovanili diventate immense Per i suoi stinchi rinsecchiti, mentre la voce Grossa e virile, mutata in pigolio Infantile, zufola e fischia; la Scena Che ultima conclude questa strana Avventurosa storia, è una seconda fanciullezza, Un mero oblio, senza denti, senza occhi, Senza gusto, senza niente. (Shakespeare, Come Vi Pare, Atto II)

quindi:

Assicuratevi che l’intero ciclo della vita sia rappresentato ed equilibrato in ogni comunità. Stabilire l’ideale di un ciclo di vita equilibrato come guida principale per l’evoluzione delle comunità. Questo significa: 1. Che ogni comunità includa un equilibrio di persone in ogni fase del ciclo di vita, dai bambini agli anziani; e include la lista completa delle impostazioni necessarie per tutti queste fasi della vita; 2. Che la comunità contenga l’elenco completo delle impostazioni che meglio segnano il rituale attraversamento della vita da una fase all’altra.

  • N.B. Consulta sempre il testo originale per la completa comprensione del pattern.


    Per vivere la vita pienamente, in ognuna delle sette età, ogni età deve essere chiaramente definita, dalla comunità, come un momento distintivo e ben definito. E le età sembreranno chiaramente segnate solo se le cerimonie che segnano il passaggio da un’età all’altra sono saldamente segnate da celebrazioni e distinzioni.
    Al contrario, in una cultura suburbana piatta le sette età non sono affatto chiaramente marcate; non sono celebrate; i passaggi da un’età all’altra sono quasi stati dimenticati. In queste condizioni, le persone si deformano. Non possono realizzarsi appieno in nessuna delle età né passare con successo alla successiva. Come la donna di sessant’anni che indossa un rossetto rosso acceso sulle rughe, si aggrappano ferocemente a ciò che non hanno mai avuto completamente.
    Questa proposizione si basa su due argomenti.
    A. Il ciclo della vita è una realtà psicologica definita. Consiste in fasi discrete, ognuna
    piena di difficoltà proprie, ognuna con i propri vantaggi speciali.
    B. La crescita da una fase all’altra non è inevitabile e, infatti, non accadrà a meno che la comunità contenga un ciclo di vita equilibrato.
    I. La realtà del ciclo della vita.
    Ognuno può riconoscere il fatto che la vita di una persona attraversa diverse fasi – dall’infanzia alla vecchiaia. Quello che forse non è così ben compreso è l’idea che ogni fase è una realtà discreta, con le sue proprie compensazioni e difficoltà speciali; che ogni fase ha certe esperienze caratteristiche che le accompagnano.
    Il lavoro più ispirato in questo senso è stato fatto da Erik Erikson: “Identità e ciclo di vita”, in Problemi psicologici, Vol. 1, n. 1, New York: International Universities Press, 1959; e Infanzia e società, New York: W. W. Norton, 1950.

    Erikson descrive la sequenza di fasi che una persona deve attraversare durante la sua maturazione, suggerendo che ogni fase sia caratterizzata da un compito di sviluppo specifico – la risoluzione positiva di un conflitto vitale – e che tale compito debba essere risolto da una persona prima di poter progredire con tutto il cuore verso la fase successiva. Di seguito, un riassunto delle fasi del modello di Erikson, tratto dai suoi grafici:

    1. Fiducia vs. sfiducia: il neonato; relazione tra neonato e madre; la lotta per la fiducia che l’ambiente nutra.
    2. Autonomia vs. vergogna e dubbio: il bambino piccolo; relazione tra bambino e genitori; la lotta per stare in piediPiede 0,3048 m (304,8 mm) sulle proprie gambe, per trovare autonomia di fronte a esperienze di vergogna e dubbio sulla propria capacità di autocontrollo.
    3. Iniziativa vs. colpa: il bambino; relazione con la famiglia, la cerchia di amici; la ricerca dell’azione e dell’integrità dei propri atti; fare e imparare con entusiasmo, frenati dalla paura e dal senso di colpa delle proprie aggressioni.
    4. Industriosità vs. inferiorità: il ragazzo; relazione con il vicinato, la scuola; adattamento agli strumenti della società; il senso di poter fare le cose bene, da solo e con gli altri, contro l’esperienza del fallimento, dell’inadeguatezza.
    5. Identità vs. diffusione dell’identità: gioventù, adolescenza; relazione con i pari e i “gruppi esterni” e la ricerca di modelli di vita adulta; la ricerca di continuità nel proprio carattere contro confusione e dubbio; una moratoria; un periodo per trovare e allearsi con i credo e i programmi del mondo.
    6. Intimità vs. isolamento: giovani adulti; partner in amicizia, sesso, lavoro; la lotta per impegnarsi concretamente nelle relazioni con gli altri; perdere e ritrovare se stessi in un altro, contro l’isolamento e l’evitamento degli altri.
    7. Generatività vs. stagnazione: adulti; la relazione tra una persona e la divisione del lavoro, e la creazione di un nucleo familiare condiviso; la lotta per stabilire e guidare, per creare, contro l’incapacità di farlo e i sentimenti di stagnazione.
    8. Integrità vs. disperazione: vecchiaia; la relazione tra una persona e il suo mondo, la sua specie, l’umanità; il raggiungimento della saggezza; amore per se stessi e per la propria specie; affrontare la morte apertamente, con le forze della propria vita integrate; contro la disperazione che la vita sia stata inutile.

    B. Ma la crescita attraverso il ciclo vitale non è inevitabile.
    Dipende dalla presenza di una comunità equilibrata, una comunità che può sostenere lo scambio e l’assunzione di responsabilità insiti nella crescita. Le persone in ciascuna fase della vita hanno qualcosa di insostituibile da dare e ricevere dalla comunità, ed è proprio questo scambio ad aiutare una persona a risolvere i problemi che caratterizzano ogni fase. Consideriamo il caso di una giovane coppia e del loro neonato. Il legame tra loro è interamente reciproco. Certo, il bambino “dipende” dai genitori per ricevere l’amore e le cure necessarie per risolvere il conflitto della fiducia che accompagna la prima infanzia. Ma allo stesso tempo, il bambino dona ai genitori l’esperienza del crescere e procreare, che li aiuta ad affrontare il loro conflitto di generatività, peculiare dell’età adulta.

    Distorciamo la situazione se la astratizziamo in modo tale da considerare il genitore come dotato di tale o talaltra personalità alla nascita del bambino e poi, rimanendo statico, che incide su una povera piccola creatura. Perché questo essere debole e in divenire sposta avanti l’intera famiglia. I bambini controllano e crescono le loro famiglie tanto quanto ne sono controllati; di fatto, si può dire che la famiglia cresce un bambino crescendo a sua volta con lui. Qualsiasi modello di reazione biologicamente determinato e qualsiasi schema prestabilito di sviluppo devono essere considerati una serie di potenzialità per modificare i modelli di regolazione reciproca. [Erikson, ibid. pag. 69].

    Modelli simili di regolazione reciproca si verificano tra gli anziani e i piccolissimi; tra adolescenti e giovani adulti, bambini e neonati, teenager e teenager più giovani, giovani uomini e donne anziane, giovani donne e uomini anziani, e così via. E questi modelli devono essere resi validi dalle istituzioni sociali prevalenti e da quelle parti dell’ambiente che aiutano a mantenerli – le scuole, gli asili, le case, i bar, le camere da letto, i campi sportivi, i laboratori, gli studi, i giardini, i cimiteri.

    Crediamo tuttavia che l’equilibrio di ambienti che consentono una crescita normale attraverso il ciclo vitale stia venendo meno. Il contatto con l’intero ciclo della vita è sempre meno disponibile per ciascuna persona, in ogni momento. Al posto delle comunità naturali con un ciclo vitale bilanciato abbiamo villaggi per pensionati, quartieri residenziali, cultura adolescenziale, ghetti di disoccupati, città universitarie, cimiteri di massa, parchi industriali. In tali condizioni, le possibilità di risolvere il conflitto insito in ciascuna fase del ciclo vitale sono davvero esigue.

    Per ricreare una comunità con cicli vitali bilanciati è necessario, prima di tutto, che questa idea assuma il ruolo di guida principale nello sviluppo delle comunità. Ogni progetto edilizio, sia un ampliamento abitativo, una nuova strada, una clinica, può essere considerato nell’ottica di favorire o ostacolare il giusto equilibrio delle comunità locali. Sospettiamo che le mappe di riparazione delle comunità discusse nel capitolo V de L’esperimento dell’Oregon (volume 3 di questa serie) possano svolgere un ruolo particolarmente utile nell’incoraggiare la crescita di un ciclo vitale bilanciato.

    Ma questo modello può essere solo un indizio di lavoro da svolgere. Ogni comunità deve trovare il modo di fare un bilancio della propria relativ “bilancia” in questo senso e quindi definire un processo di sviluppo che la porti nella giusta direzione. Si tratta di un problema estremamente interessante e vitale; richiede un ampio sviluppo, sperimentazione e teoria. Se Erikson ha ragione, e se questo tipo di lavoro non viene intrapreso, sembra possibile che lo sviluppo di fiducia, autonomia, iniziativa, industria, identità, intimità, generatività, integrità possa scomparire del tutto.

    (tabella – v. testo originale)

    I riti di passaggio sono previsti, in modo più concreto, da SUOLO SACRO (66). Altri modelli specifici che supportano in particolare le sette età dell’uomo e le cerimonie di transizione sono: MIX RESIDENZIALE (35), ANZIANI OVUNQUE (40), COMUNITÀ DI LAVORO (41), SALA CONSIGLIARE LOCALE (44), BAMBINI IN CITTÀ (57), LUOGHI DI NASCITA (65), SITI TOMBALI (70), FAMIGLIA (75), CASA PROPRIA (79), MAESTRO E APPRENDISTA (83), SOCIETÀ DI ADOLESCENTI (84), SCUOLE CON NEGOZI AL PIANO TERRA (85), LA ROMA DEI BAMBINI (86), CAMERE IN AFFITTO (153), CATTURA PER RAGAZZI (154), CATTURA PER ANZIANI (155), LAVORO STABILE (156), LETTO MATRIMONIALE (187).


    da: C. Alexander et al., A Pattern Language, Oxford University Press, New York, 1977

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