Apparentemente l’effetto è puramente geometrico. Forse è il semplice fatto che lo spazio del tavolo ha un centro, e il punto al centro organizza lo spazio intorno ad esso, lo rende chiaro e lo mette approssimativamente a riposo. La stessa cosa accade in un cortile o in una piazza pubblica.
Forse ciò è correlato all’istinto del mandala, che trova in qualsiasi figura centralmente simmetrica un potente recipiente per sogni, immagini e congiunzioni del sé. Crediamo che questo istinto sia presente in ogni cortile e ogni piazza. Anche nella Piazza San Marco, una delle poche piazze senza un elemento centrale ovvio, il campanile sporge e crea un centro fuori dagli schemi per le due piazze insieme.
Camillo Sitte, il grande urbanista italiano, descrive l’evoluzione di tali punti focali e la loro importanza funzionale nel suo libro City Planning According to Artistic Principles (New York: Random House, 1965, pp. 20-31). Ma interessantemente, sostiene che l’impulso di centrare perfettamente qualcosa in una piazza sia un “afflizione” dei tempi moderni.
Immagina la piazza aperta di una piccola città di mercato in campagna, coperta da una profonda neve e solcata da diverse strade e sentieri che, plasmati dal traffico, formano le linee naturali di comunicazione. Tra di essi sono lasciati spazi irregolarmente distribuiti intatti dal traffico…
Proprio su questi luoghi, non disturbati dal flusso dei veicoli, si ergono le fontane e i monumenti delle antiche comunità…
Collega i diversi “qualcosa” tra loro con il sistema di percorsi – PERCORSI E METE (120). Essi possono includere LUOGHI ELEVATI (62), DANZA PER LE STRADE (63), POZZE E TORRENTI (64), STANZA ALL’APERTO PUBBLICA (69), ACQUE FERME (71), LUOGHI CON ALBERI (171); assicurati che ognuno abbia un SEDERSI SUL MURETTO (243) intorno ad esso.