Dal Dizionario Treccani:

tën› s. ingl. [dal fr. patron (che è dal lat. patronus «patrono») nel sign. fig. di «modello»] (pl. patternstën›), usato in ital. al masch. – Modello, schema, configurazione. Con questi sign. il termine è adoperato talvolta anche in Italia, in contesti diversi: per indicare il modello di carta per un abito (paper pattern); nel linguaggio scient. e tecn., per designare lo schema di un circuito integrato, la configurazione assunta da particolari risultati sperimentali, ecc.; in informatica, nell’espressione pattern recognition (‹rekëġnìšën›, «riconoscimento di configurazioni»), che indica ogni tecnica elettronica volta all’individuazione automatica di oggetti attraverso loro forme, caratteri o configurazioni, e, anche, il settore dell’intelligenza artificiale che di tali tecniche si occupa; nelle scienze antropologiche, dove indica un sistema consolidato di convinzioni, comportamenti, valori (spesso detto anche pattern culturale), comune a tutti i membri di un determinato gruppo.

da Wikipedia.it:

Pattern è un termine inglese, di uso diffuso, che significa “disposizione“. Tuttavia viene utilizzato per descrivere, a seconda del contesto, un “disegno, modello, schema, schema ricorrente, struttura ripetitiva” e, in generale, può essere utilizzato per indicare la ripetizione di una determinata sequenza all’interno di un insieme di dati grezzi oppure la regolarità che si osserva nello spazio e/o nel tempo.

Modello, schema, configurazione.

Il termine inglese pattern e’ una di quelle parole che e’ difficile tradurre in italiano e qui ho preferito usarla in originale, senza tentare una traduzione che può essere fuorviante. Cos’è un pattern? Partiamo da un esempio: sedersi sulle scale. E’ un pattern comportamentale e spaziale, un evento che si ripete sempre diverso nelle modalità e sempre analogo nel risultato.

Un pattern è una soluzione comune e ripetibile a un problema di progettazione che si presenta in un contesto specifico. In architettura e design, i pattern descrivono soluzioni efficaci per problemi comuni come la disposizione degli spazi, la circolazione delle persone, l’illuminazione, il riscaldamento, la ventilazione, l’acustica, la sicurezza, etc. Nel software engineering, i pattern descrivono soluzioni comuni a problemi di progettazione di programmi, come la gestione della memoria, la gestione delle dipendenze, la gestione degli stati, la gestione degli errori, la gestione delle richieste, etc. In generale, i pattern sono un mezzo per trasmettere conoscenze e esperienze accumulare da altri, in modo da evitare di ripetere gli stessi errori e di accelerare il processo di progettazione.

L’Alexander mette a punto un concetto di pattern più ampio e complesso, per renderlo linguisticamente compatibile all’architettura. Prima di tutto il pattern risolve un problema. Poi ogni pattern è collegato ad altri patterns e questi collegamenti formano la struttura della soluzione a scale differenti.

Alexander sostiene che i pattern non solo risolvono singoli problemi, ma sono anche parte di una struttura più ampia di soluzioni interconnesse. Ogni pattern è legato ad altri patterns e questi collegamenti formano una struttura complessa di soluzioni a scale differenti.

In “A Pattern Language” Alexander descrive questo concetto di pattern come un linguaggio, dove ogni pattern rappresenta una parola e i collegamenti tra i pattern rappresentano le frasi. Il linguaggio dei pattern è quindi un mezzo per comunicare e descrivere soluzioni di progettazione architettonica e urbana efficaci e sostenibili.

Alexander sostiene che la struttura di questi pattern è una sorta di “grammatica” che descrive come i singoli elementi (i pattern) si relazionano tra loro per creare una soluzione complessa. In questo modo si può garantire una coerenza e una continuità nella soluzione progettuale, aiutando a creare ambienti che siano accoglienti, funzionali e belli.


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